AVATAR

–          Ueh. Ti disturbo?

–          Ehi. Volevo giusto scriverti. Dov’eri finito?

–          Dove vuoi che vada? Sei tu che hai una vita interessante.

–          Dai, non è vero.

–          Credimi, è così. Facciamo un esperimento. Che fai nel weekend?

–          Niente di che. Stasera canto a Milano con la band, presentiamo il nuovo album.
Locale carino, sui Navigli. Sono previste un centinaio di persone. Domani sera vado con le amiche in quel localino nuovo aperto in centro. Avevi visto le foto dell’inaugurazione?

–          Sì, sì. Superfluo dire fossi splendida. Lo testimoniano i 76 like.

–          No, che dici? Merito della luce e del fotografo.

–          Palle. Anche quando ti fai i selfie, sei una favola.

–          Eh, lì è merito dei filtri.Immagine

–          OK, non discuto. Piuttosto, se uno avesse voglia di telefonarti domenica, saresti libera?

–          No, tesoro: ho il reading di poesia con Ludovica, fa la presentazione della sua nuova raccolta.
Pare partecipi anche un fotografo che ho scoperto essere un mio follower su Twitter. Mi retwittava da mesi, ma non sapevo fosse lui.
Dice che è incredibile che io non abbia un book.

–          Wow. Complimenti. Che dire, incrocio le dita. In book al lupo.

–          Crepi. Però non mi fido, eh? Anche settimana scorsa mi ha contattata uno dal mio fashion blog: diceva di essere un giornalista, era interessato a far pubblicare su un portale i miei consigli di moda. Appena ho parlato di compenso, si è eclissato. Fanno tutti così. Io per quattro soldi o peggio ancora gratis non lavoro più. Ma adesso parlami di te. Del tuo weekend.

–          Beh, anch’io suono stasera, ma è una bettola putrida sotto casa. Su Facebook l’evento mi dà 98 partecipanti sicuri, quindi saranno credo 10 in tutto. Devo chiedere a mio cugino di portare una tavolata di amici, altrimenti non ci pagano quei grassissimi 40 euro a cranio che ci spettano. Penso mi ubriacherò. Rigorosamente a mie spese, perché dalla seconda consumazione in poi è tutto a carico nostro.

–          Ma è il posto dell’ultima volta, quello delle foto con il palco grande? Sembrava figo.

–          Sì, sembrava, ma in realtà abbiamo prezzolato un amico fotografo che ci ha fatto anche da fonico per un panino gratis. Ha scattato da sotto il palco, così non si vedeva il vuoto torricelliano alle spalle. C’erano tre persone e due camerieri. Il rumore del lavandino al bar superava quello degli applausi alla fine dei pezzi.

Immagine–          Oh, mi spiace. E con la pittura come va, invece?
–          Adesso c’è un amico di mio padre che forse è riuscito a trovare uno spazio per una cosiddetta “personale” in una sala del Comune.

–          Beh, bello, no?

–          Ma va, è un favore personale che gli doveva. L’ultima volta che ho fatto una roba simile mi sono ritrovato ad ascoltare gli aneddoti sulla Grande Guerra raccontati dalla viva voce del curatore della mostra nelle otto ore in cui siamo rimasti soli lui ed io. Abbiamo staccato cinque biglietti in tutto. E due erano i miei genitori.

–          Ah. Beh, andrà meglio la prossima volta. E il lavoro? Ho visto che hai aggiornato il profilo su Linkedin. Cos’è, ti hanno promosso?

–          No, ho solo cambiato il titolo. Ho messo Chief Accounting Officer perché un amico consulente me lo ha suggerito, ma sono sempre in ufficio contabilità. La cosa buona è che sono da solo a registrare le fatture, quindi difficilmente qualcuno potrà contraddirmi.

–          Ah, guarda, non parlarmene. Io ho messo “Me stessa” come datrice di lavoro, proprio perché non voglio rendere conto a nessuno. Però, dai, toglimi una curiosità: anche se ti avessi detto che domenica ero libera, ma adesso non abiti a Londra?

–          Londra? Ah no, scusa. È che ci ho fatto il weekend con mio fratello perché c’era un’offerta con Easyjet, allora lo lascio per un po’ tra le info.

–          Sì, mi ricordo quando eri ad Hyde Park e ti sei geotaggato vicino allo Speaker’s Corner. Che cosa commovente hai scritto.

–          Quale cosa?

–          Tutta quella tua riflessione toccante sulla libertà, il pensiero. Adesso non ricordo bene, perché era troppo lunga e non avevo tempo di leggerla tutta, ma sei bravissimo.

–          No, Socrate è bravo. La frase è sua.

–          Ah. Ma non avevi messo cit., no?

–          No, avrei dovuto mettere cheat. Ho barato.

–          Capito. Ora scusa, ma ti devo lasciare: pappa time. Stasera giapponese, se vai su Instagram dopo vedi che mangiamo.

–          Sì, scappo anch’io. Scaldo la pizza nel microonde. Una cosa sola. La prossima volta posso parlare con la tua versione reale?

–          Scusa, tesoro, non ci penso proprio. Perché piuttosto non ti fai vivo tu con la tua virtuale? Andremmo molto più d’accordo.

–          Preferirei il contrario, ma va bene. Come vuoi, scongelerò il mio avatar migliore, quello delle grandi occasioni. L’importante è che non ci si mischi come oggi, se no rischiamo di compromettere la curvatura spazio-temporale.

–          Vado. Bacio.

–          Bacio anche a te. Sulla guancia. Resta girata così, per favore. Non ti muovere.
Sei così bella di profilo.

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